Compiti cognitivi
diversi richiedono glucosio o lattato
DIANE RICHMOND
NOTE E
NOTIZIE - Anno XIX – 19 novembre 2022.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie
o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati
fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui
argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Un dibattito
sulle fonti energetiche dell’attività sinaptica cerebrale che prosegue da decenni
pone in questione problemi della massima importanza, sia per la comprensione
del rapporto tra alimentazione e attività cognitiva sia per il riconoscimento
della natura delle alterazioni metaboliche causate dalle malattie
neurodegenerative.
La neuroenergetica,
ovvero il metabolismo energetico del cervello, si affida alla fornitura ematica
di glucosio, e l’attività cerebrale, con le sue prestazioni mentali è
strettamente dipendente dall’accoppiamento del comparto neurovascolare con la
funzione neuroenergetica. Evidenze sperimentali emerse e confermate negli
ultimi vent’anni hanno indicato che il glucosio del sangue è captato e assunto,
durante l’attività sinaptica, prevalentemente da astrociti e oligodendrociti, e
metabolizzato per glicolisi aerobica, risultante nel rilascio di lattato prima
del trasporto ai neuroni come substrato energetico necessario per un’ottimale
codificazione neuronica e per il consolidamento della memoria.
Quando
consideriamo gli astrociti quale fonte di lattato, parliamo del processo di shuttle
astrociti-neuroni del lattato, in cui la molecola è trasferita dalle
cellule astrogliali a quelle nervose mediante trasportatori nonocarbossilati,
fornendo substrato energetico neuronico. Infatti, il lattato può essere
rapidamente metabolizzato a piruvato, entrare nel ciclo degli acidi
tricarbossilici e nutrire la catena respiratoria per produrre ATP. Gli altri destini
del glucosio includono il suo immagazzinamento in forma di glicogeno; un certo
grado di captazione del glucosio si verifica nei neuroni col fine principale di
alimentare lo shunt del pentoso fosfato per produrre equivalenti riducenti, con
un processo implicato nella memoria olfattiva di Drosophila.
Finora non è
stata chiarita e stabilita la natura specifica del substrato energetico,
glucosio o lattato, per le varie forme di engramma mnemonico e carico
cognitivo.
Laurent
Venance con Yulia Dembitskaya e altri colleghi hanno condotto uno studio
specifico per chiarire i rapporti tra le due fonti energetiche dirette e i neuroni
implicati nei processi cognitivi prima menzionati. I risultati dello studio
hanno consentito agli autori di dimostrare che il metabolismo del glucosio e
del lattato sono impegnati in modo differente nell’alimentazione delle cellule
nervose, in dipendenza della plasticità dipendente dell’attività
e della complessità comportamentale. Gli esiti di questa sperimentazione
risolvono un’annosa controversia circa la natura delle fonti energetiche impiegate
dall’attività sinaptica e possono ispirare linee di ricerca future.
(Dembitskaya Y. et al.,
Lactate supply overtakes glucose when neural computational and cognitive loads
scale up. Proceedings of the National Academy of Sciences USA 119 (47) e2212004119
– Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2212004119, 2022).
La provenienza degli autori è la seguente: Center for
Interdisciplinary Research in Biology (CIRB), College de France, CNRS, INSERM, University,
Paris (Francia); University Claude Bernard Lyon 1, Villeurbanne (Francia); Brain
Mind Institute, EPFL, Lausanne (Svizzera).
Laurent Venance,
Yulia Dembitskaya e colleghi hanno testato varie forme di schemi di attività (rate-coding
e time-coding) per l’espressione di plasticità sinaptica hebbiana a
lungo termine nelle cellule piramidali della regione del ratto cornu ammonis
1 (CA1) e per compiti comportamentali con carichi cognitivi crescenti, per
determinare in quali condizioni il glucosio e/o il lattato sono cruciali per la
formazione dell’engramma e della memoria vera e propria. A questo fine, i
ricercatori hanno impiegato sezioni cerebrali sottili, elettrofisiologia in
vivo, imaging bifotonico, modelli matematici e compiti di
riconoscimento mnemonico; e in tal modo hanno accertato che il lattato
astrocitario è necessario (imprescindibile) per richiedere una computazione
neurale, mentre il glucosio è sufficiente per forme più leggere di
potenziamento a lungo termine (LTP) dipendente dall’attività e che, minime
variazioni del totale dei potenziali d’azione o della loro frequenza, sono
sufficienti a portare la dipendenza energetica dal glucosio al lattato.
I ricercatori
hanno poi dimostrato che il lattato è necessario per un compito
cognitivo che richiede un elevato carico di attenzione e per il corrispondente
potenziamento ippocampale in vivo, ma non è richiesto per un compito di
minore impegno.
In altri
termini, Laurent Venance, Yulia Dembitskaya e colleghi hanno dimostrato che il lattato
è imprescindibile per la computazione neurale, come la stimolazione theta
burst, mentre il glucosio è sufficiente per forme più leggere di LTP
dipendente da attività, come la plasticità STDP. L’osservazione sperimentale ha
infatti mostrato che, piccole variazioni nel numero di picchi o frequenza nella
STDP, sono sufficienti a far virare l’alimentazione a richiesta dal
glucosio al lattato. E infine, come si è visto, il lattato è necessario
per un compito che richiede grande attenzione ma non è richiesto per il
semplice riconoscimento di un oggetto nuovo.
Questi
risultati dimostrano che il metabolismo del glucosio e del lattato sono
impiegati in modo differente e specifico nell’alimentazione neuronica, in
dipendenza della complessità della plasticità dipendente da attività e del
carico cognitivo da affrontare.
Il cervello ha
elevate richieste energetiche e le alterazioni neuroenergetiche sono
contrassegni di varie neuropatologie. Una migliore conoscenza dei meccanismi
cellulari e molecolari della neuroenergetica, come quella che si desume da
questo studio, può essere istruttiva per individuare i deficit di metabolismo
energetico quali obiettivi in un approccio terapeutico per le malattie
neurodegenerative.
L’autrice della nota ringrazia la
dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle
recensioni di
argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare
il motore interno nella pagina “CERCA”).
Diane Richmond
BM&L-19 novembre
2022
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